GUERRIERI SILENZIOSI DI UNA BATTAGLIA DI… VITA.
“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.
“Se non posso fare grandi cose, posso fare piccole cose in modo fantastico”.
(Martin Luther King)
Il tempo passa. È sempre più difficile.
Per gli appassionati come me della prima guerra mondiale, sentir parlare di “guerra” in questo periodo, mi fa un po’ inorridire. Non è davvero questo quello che intendo io per guerra. Allo stesso modo però, più il tempo passa, più sento la fatica per i morti che crescono e per le persone che si ammalano e vivono la quarantena: tutto si “avvicina” sempre di più, mentre sento la distanza da voi tutti, dagli amici, dalla famiglia…
Non vedo i miei cari da tempo -come molti- e la tentazione di fare una scappata a casa è forte. Provo a resistere. Esco. Un selvatico come me deve ricordarsi della mascherina, i guanti, le distanze… non mi è immediata la cosa.
In effetti forse siamo in guerra. Ma non una guerra con le altre persone: una guerra contro i nostri egoismi. Ed è una bella sfida!
Nelle nostre piccole, ma significative scelte quotidiane, nelle nostre piccole e grandi rinunce, nella distanza che dobbiamo mantenere, siamo come in una battaglia. Il più lo fanno medici, infermieri, oss, ma anche noi non possiamo escluderci dal fare il nostro dovere. Combattiamo per un bene comune, combattiamo per la salute di tutti. Ci lamentiamo. Io mi lamento e mi scopro capriccioso a volte. Abbiamo bisogno di imparare ad accontentarci, di vivere con meno e di scoprire ciò che è prezioso, ciò che è da salvaguardare, ridare vita alle relazioni, farci grembo che accoglie e accompagna, piuttosto che riprendere a difendere i nostri interessi e le nostre voglie; lavorare sui nostri caratteri e modi… Siamo guerrieri silenziosi di una battaglia di responsabilità, di pace, di resilienza.
Molto dipende da quello che costruiamo dentro di noi, dall’umanità che facciamo nascere con l’ascolto della Parola, la preghiera, la meditazione. Non è solo questione di carattere, ma di volontà e, soprattutto di lasciarci lavorare dal Signore Gesù. Portaci Signore dove vuoi tu. Accompagnaci dentro ai sentimenti e alle azioni che sono tue. Aiutaci a fare spazio per le situazioni nuove, a prendere posizione per chi grida. Oggi che non celebriamo più nelle nostre chiese, fa’ o Signore che impariamo a celebrare con i nostri corpi, i nostri cuori e le nostre menti. Facci diventare pietra del tuo altare. Aiutaci a vivere di una fede che si fa pane spezzato, acqua sui piedi degli altri per portare insieme le fatiche, togliere qualcosa dalle spalle degli altri. Fa che in questi brandelli di comunione possiamo vedere Te, nascosto in un gesto dato o ricevuto e trovare la speranza che un’umanità nuova si sta davvero generando.
don Davide